Il ritorno all’età dell’oro
Dopo il 21 dicembre 2012, molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Il mondo non è finito e la profezia dei Maya non si è avverata. Eppure qualcosa è successo.
L’evento è stato invisibile, ma sensibile, toccante non solo per l’attesa che ha suscitato a livello mondiale, ma anche perché ha segnato il definitivo tramonto di una vecchia era e l’inizio della notte che precede l’alba di quella nuova.
È una sensazione diffusa, per me una certezza: il mondo non funziona, è in preda a una follia sempre più acuta, in una crisi che coinvolge tutti i livelli, umano, sociale e politico.
La “democrazia” significherebbe “governo del popolo”.
Quali “democrazie” fanno gli interessi dei popoli, garantiscono la distribuzione equa delle risorse, le pari opportunità, la salute dell’uomo e dell’ambiente? Sono di fatto paralizzate da schieramenti “opposti”, poli che discutono sempre e non trovano mai i modi per realizzare la reale giustizia, la prosperità e il benessere, il bene di tutti e di tutto.
Vogliamo l’utopia.
È impossibile? No, oggi è possibile e realizzabile. Dobbiamo “penetrare le pieghe sublimi della natura” come scriveva Giordano Bruno e “porgere l’altra guancia” come diceva Gesù Cristo.
Questi suggerimenti servono non a fare i buoni, i santi, gli eroi o magari i navigatori, come si dice di noi italiani, ma ad abbandonare le armi utili all’esercizio del potere. Sono le vie da percorrere se vogliamo scardinare in modo pacifico, utile al bene comune, l’inganno alla base del sistema mondiale: una “conoscenza” che ignora il significato della Vita.
Qui in Europa abbiamo gli strumenti e lo spessore culturale necessari per comprendere che la “conoscenza” è un enorme bluff di cui siamo tutti responsabili in un modo o nell’altro.
Prosegui la lettura su Il ritorno all’età dell’oro
fonte: Il ritorno dell’età dell’oro
kiuko . flickr . CC licence |
L’evento è stato invisibile, ma sensibile, toccante non solo per l’attesa che ha suscitato a livello mondiale, ma anche perché ha segnato il definitivo tramonto di una vecchia era e l’inizio della notte che precede l’alba di quella nuova.
È una sensazione diffusa, per me una certezza: il mondo non funziona, è in preda a una follia sempre più acuta, in una crisi che coinvolge tutti i livelli, umano, sociale e politico.
La “democrazia” significherebbe “governo del popolo”.
Quali “democrazie” fanno gli interessi dei popoli, garantiscono la distribuzione equa delle risorse, le pari opportunità, la salute dell’uomo e dell’ambiente? Sono di fatto paralizzate da schieramenti “opposti”, poli che discutono sempre e non trovano mai i modi per realizzare la reale giustizia, la prosperità e il benessere, il bene di tutti e di tutto.
Vogliamo l’utopia.
È impossibile? No, oggi è possibile e realizzabile. Dobbiamo “penetrare le pieghe sublimi della natura” come scriveva Giordano Bruno e “porgere l’altra guancia” come diceva Gesù Cristo.
Questi suggerimenti servono non a fare i buoni, i santi, gli eroi o magari i navigatori, come si dice di noi italiani, ma ad abbandonare le armi utili all’esercizio del potere. Sono le vie da percorrere se vogliamo scardinare in modo pacifico, utile al bene comune, l’inganno alla base del sistema mondiale: una “conoscenza” che ignora il significato della Vita.
Qui in Europa abbiamo gli strumenti e lo spessore culturale necessari per comprendere che la “conoscenza” è un enorme bluff di cui siamo tutti responsabili in un modo o nell’altro.
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PAROLE SANTE!
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